
[…] Dave Ulmer, consulente informatico dell’Oregon, il quale decise di mettere alla prova l’aumentata precisione del segnale GPS andando a nascondere un contenitore nel bosco vicino a casa e fornendo sul web le coordinate del nascondiglio. Il giorno seguente avvenne il primo ritrovamento, a opera di Mike Teague, il quale è contemporaneamente estasiato e divertito.
Nasce così il geocaching: una caccia al tesoro in cui l’indizio per trovare il contenitore nascosto è dato dalle coordinate geografiche del nascondiglio. Simpatico, direte voi. Certo!
Ma forse non avete capito bene di cosa stiamo parlando.
Questo “gioco” in pochi anni si è diffuso a macchia d’olio invadendo letteralmente il mondo e non solo (ci sono dei tesori anche nello spazio). La statistica ufficiale dice che attualmente ci sono oltre 3 milioni di tesori (geocaches) nascosti in 191 Paesi, in tutti i 7 continenti. A cercarli e “custodirli” una comunità che conta oltre 360 mila geocachers (giocatori di ogni età, genere e nazionalità) i quali hanno addirittura sviluppato un linguaggio tutto loro per comprendersi meglio.
In alcuni paesi (tra i quali sicuramente spicca la Germania) la cosa è sfuggita di mano. Il gioco è conosciutissimo e i giocatori si impegnano al massimo delle loro capacità per fare in modo che i propri tesori siano introvabili anche per chi dovesse arrivarci proprio davanti o sopra. E così, via via, sono stati creati contenitori sempre più piccoli, mimetici e sofisticati. Un tripudio di ingegno e passione distribuito intorno a noi a nostra insaputa.
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