
E’ un autore e un personaggio molto noto nel panorama ludico italiano, ed è anche una presenza ingombrante e ruvida di questo stesso mondo di infoiati del gioco di ruolo per la sua irriverenza e la sua schiettezza. Oggi parliamo di ma soprattutto con Helios Pu. Con lui si può essere d’accordo o meno sulle sue affermazioni, e le sue provocazioni, ma sono sempre (o per lo meno spesso, o almeno per me) una occasione di riflessione e di messa in discussione di questo o quel paradigma. In queste domande che gli ho posto Helios non delude e anzi risponde con la sincerità (e la durezza) che gli sono proprie. Lo ringrazio fin d’ora per il tempo dedicato e invito tutti a leggere e a farsi pungolare…
Durante l’Agorà del Gdr a Lucca Comics and Games c’è stata l’occasione per un confronto pubblico sullo stato dell’arte del GdR, uno dei temi che è emerso è come definire se un gioco è fatto bene. Una tua definizione folgorante – ma ineccepibile – è stata (cito a memoria) è “Se la promessa della quarta di copertina viene mantenuta”. Puoi approfondire?
Ah ho detto io questa cosa? Cavolo, davvero acuta. Il bello è che non sono ironico: mica ricordo di averla detta.
È difficile approfondire, perché in qualsiasi mia apparizione pubblica (sia essa una diretta video o un convegno) per poter dare il massimo NON mi preparo e improvviso sempre tutto. Posso giusto dirti, per approfondire, che mi sono davvero stancato dei GDR che promettono di farti vivere “storie epiche” e invece sono solo dei gestionali di risorse. Non c’è niente di epico nell’individuare la strategia dominante tra le pieghe delle imperfezioni matematiche di giochi poco playtestati. La parte più preoccupante è che molti game-designer temo siano inconsapevoli e credano davvero che ciò che scrivono abbia senso. Per fortuna l’intervista è via e-mail così non puoi chiedermi di fare nomi.
Kaiser/Fahrenheit è stato un buon successo di vendite, Be-Movie ha già sfornato una raccolta e viaggia per la sua versione inglese. Insomma nonostante i tuoi sforzi la gente sembra intenzionata a giocare. Perché secondo te?
Nonostante i miei sforzi di promuovere
la filosofia del “non giocare” intendi? Se il tema è
questo, in realtà la mia affermazione-brivido sottende un altro
discorso, ovvero “giocate meno ma giocare meglio”. Tutti
noi roleplayers siamo persone insoddisfatte e frustrate, altrimenti
non saremmo roleplayers. È una conditio sine qua non: io lo
so, tu lo sai, lo sappiamo tutti… solo che non si può dire! Usiamo
i giochi di ruolo come mezzo per bilanciare i nostri fallimenti e la
nostra inadeguatezza alla vita, e il fatto che questa mia
affermazione sia vera lo conferma l’abuso sfrenato della parola
“divertimento” che si fa nell’ambiente. Se fossimo felici
non giocheremmo. Ecco perché io voglio che non giochiamo: perché se
non giochiamo significa che siamo passati ad avere una vita completa
e soddisfacente.
Essere felici però non è facile: può darsi
siamo destinati a giocare tutta la vita. Orbene, se troviamo
soddisfazione in questo squallido escapismo, almeno facciamolo con
manuali scritti bene, tecniche di sicurezza al tavolo e rispetto del
prossimo.
Se la definizione non ti disturba tu sei sicuramente un fan di giochi “minimalisti” nell’impianto delle regole, con una predilezione – mi pare di capire – per giochi da intavolare facilmente con poca preparazione e tuttavia con una certa profondità, ma apparentemente inadatti a medie-lunghe campagne. Come mai?
Di volumi pieni di ambientazioni inutili imbellettate con copertine strafighe (altrettanto inutili) è già pieno il mondo. Per l’ennesima volta nella storia dei giochi siamo pieni di begli oggetti, completamente vuoti di contenuti umani, profondi e significativi (come invece dovrebbe avere il roleplay). Ma la mia non è una critica al mercato, io sono fuori dal mercato. È che sono anziano e lavoro molto: ho poco tempo per giocare e ho ancora pochi anni da vivere prima di morire: credo sia meglio avere giochi veloci, che si concentrano su come far interagire repertori mentali già presenti con procedure ottimizzate che possano dare un’esperienza completa in breve tempo. Io non ho più voglia di leggere centinaia di pagine che parlano di divinità che creano razze, popoli che si nascondono sotto terra, draghi addormentati che si possono uccidere solo con una determinata arma e tutte quelle cose trite e ritrite che erano già vecchie quando Propp analizzò la morfologia della fiaba. Ah, e non mi interessa neanche sapere come sarà dura la vita dopo la fottuta apocalisse. Questo impianto giudaico-cristiano mi ha rotto davvero la minchia. Con tutto il rispetto. Per la minchia.
Quali sono gli autori e i giochi che ti hanno ispirato di più? Qual è per te la direzione che stanno prendendo i giochi di ruolo?
In quanto sacerdote Discordiano sono
costretto a citartene 5, poiché tutto avviene in multiplo di 5. Dopo
il nome di ogni autore scriverò tra parentesi un paio di loro titoli
che ho trovato interessante studiare: Ron Edwards (Trollbabe,
S/lay w/me); Ben Robbins (Microscope, Kingdom); Avery Alder
(Cuori di mostro, A quiet year); Vincent D. Baker (Cani
nella vigna, Mondo dell’apocalisse); Paul Czege (La mia vita
col padrone, Il silenzio dei minotauri).
Riguardo alla direzione,
il mercato mi sembra vada verso l’iper-offerta bulimica di giochi
tutti identici, con la bella copertina, veicolati da campagne
crowdfunding sensazionalistiche che però di sensazionale non hanno
nulla. Noto che c’è anche una fortissima spinta verso i giochi
rivolti ai bambini, ma temo pongano molta attenzione sull’estetica
infantile senza avere DAVVERO presente tutte le accortezze che
servirebbero per un prodotto del genere. Anni fa quando approcciai
alla scrittura di un GDR per bambini, lessi una bibliografia di circa
una dozzina di libri specifici sull’argomento e alla fine decisi che
era troppo complesso per affrontarlo come hobby… Servono ANNI di
preparazione e di playtest per avere prodotti sicuri. Non dico
educativi, dico “semplicemente” sicuri. Ti do una regola
generale: se esce un titolo per bambini (ad es.) nel 2020 e a) il suo
studio non è iniziato almeno nel 2014, b) non conta almeno 50
playtester tra adulti e bambini e c) non è rivolto a UNA sola
nazione, allora il prodotto è – da un punto di vista pedagogico –
una merda. Sono comunque disponibilissimo a ricredermi.
Oltre ad inventare i giochi, curi anche editing e localizzazioni (come hai fatto con Microscope), qual è un gioco – inedito in Italia – che ti piacerebbe portare e perché.
Vorrei portare “A Quiet Year” di Avery Alder, solo che i costi di produzione rispetto al potenziale di vendita non ne giustificano la produzione per l’Italia. Colpa del mazzo di carte specifico. Mi sto arrovellando da due anni su come fare ma non sono ancora riuscito a convincere alcun editore. Dovrei espormi con soldi miei, solo che non ne ho perché io con questo hobby di soldi ne spendo e non ne guadagno, quindi sono povero.
Dove finisce Helios e dove inizia Il Vate?
Helios è una persona, e in questo
momento sta parlando di sé stesso in terza persona. Il Vate è un
personaggio, un’opera di fiction, e sarei tentato di parlare in prima
persona come Vate se in questo momento non fossi Helios. Siamo un
flusso di (in)coscienza.
Una curiosità for fun (e anche for fan):
ho molte altre personalità che vivono al mio interno, ognuna ha un
nome e non sono certo che tutte sappiano delle altre. Come dicevo
prima però questo hobby mi sta prosciugando le risorse economiche e
non posso spendere 72 euro +iva all’ora per farmi seguire da un
analista.
Su cosa stai lavorando in questo momento?
In questo momento sono in ufficio e sto
lavorando su un progetto di valorizzazione della prima collina
bolognese. Ma forse tu volevi sapere su QUALI GIOCHI sto
lavorando…
Helios Games e Space Orange 42 stanno collaborando
sulla localizzazione di due giochi di cui non faccio i nomi perché
impiegherei troppo tempo a verificare le clausole dei contratti di
licenza. Comunque sono uno di Evil Hat Productions e uno di Lame Mage
Productions.
Riguardo a giochi firmati da me, al momento ho tre
priorità: 1) La riscrittura integrale di un vecchio gioco non mio
(sempre una licenza di cui non posso parlare. E tre!) che sta
entrando in fase di betatest; 2) La scrittura di Sword & Sorci
(working title), il mio primo PBTA, vietato ai minori di 18 anni,
dove testo e illustrazioni si compenetreranno in modo mai visto prima
in un GDR; e 3) Il primo librogame dei Carabinieri dell’Occulto, per
il quale sto cercando i soldi per pagare un co-autore che faccia
quella parte del lavoro che io non so fare (come ad es.
scrivere…).
E poi almeno un’altra dozzina di progetti in
stand-by e di traduzioni di miei giochi verso altre lingue. Ma adesso
è presto per parlarne. Il Vate si farà sentire a tempo debito. È
una promessa. Anzi, una minaccia.
Bugia!
Sono due anni che vorrei pubblicare quiet year 🙂
Ma Helios ha troppi cantieri aperti 😛