
Oggi si parla di Coimbra. No, non la città portoghese, ma il gioco di dadi e carte di Virginio Gigli e Flaminia Brasini, edito da Ghenos Games. Questo gioco mi è arrivato da tempo a casa e ci ho messo un po’ ad intavolarlo, non sembrava mai il momento opportuno, poi ci ho fatto tre partite in quattro giorni. Lo avevo provato nel caos di Modena Play 2019 e mi aveva fatto una ottima impressione, una prova più analitica, coi miei tempi mi ha dato ragione.

Coimbra è un gioco solido, per 2-4 giocatori, che può svoltare una serata tra amici. A parte il fatto che ha uno stile di colori e immagini che mi ha fatto innamorare, è la meccanica di gioco che è molto interessante, nel quale si mettono insieme i meccanismi delle aste, del draft e la strategia del deck building. Il gioco si svolge in quattro turni, in cui si consumano 12 carte per turno, esse possono essere acquistate dagli aspiranti signori di Coimbra tramite oro o soldati, le due valute su cui si basa il gioco. Ogni carta vuole essere pagata con una delle due valute, ma “quanto” è determinato da un meccanismo di aste basate su un pool di dadi che viene lanciato ad inizio turno. A giro, secondo l’ordine di gioco, si prende un dado colorato (anche i colori sono fondamentali): il valore scelto paga la carta, per cui se scelgo un 3 pagherò tre la mia carta, ma sceglierò dopo il 4, il 5 o il 6 ovviamente e questo “sconto” viene pagato dal rischio di non avere la carta che volevo inizialmente.

Ogni carta corrisponde ad un segnapunti che riguarda i quattro ordini della città: membri del consiglio (grigio-nero, che determina la rendita dei soldati), mercanti (arancione, che determina l’oro), chierici (viola, movimento del pellegrino), nobiltà (verde, punti). Acquisire una carta di un colore fa crescere il proprio segnalino sulla relativa tabella, e può consentire di ottenere la relativa rendita in valute, punti o movimento.
I dadi scelti durante la fase di draft hanno colori corrispondenti ai quattro indicatori. Poiché durante un turno si giocano solo tre dadi, ad ogni turno è possibile attivare non più di tre dei quattro indicatori e dunque solo (fino a) tre su quattro rendite. In un turno potreste ritrovarvi (sia per scelta che per necessità) ad avere più movimenti di quanto volevate o più oro. Costruire un turno in cui tutto vada come previsto è difficile perché gli avversari possono “rubarvi” il dado che speravate di avere, oltre alla carta che speravate di ottenere in quel momento.

Scopo di Coimbra è fare punti, il modo per farli è davvero vario: si possono finanziare spedizioni, si può fare in modo di avere punti tramite combinazioni di carte, o facendo muovere opportunamente il proprio pellegrino attraverso le chiese della Città. Difficile vincere tralasciando totalmente uno di questi aspetti.
Al di là delle regole, il gioco è realmente intuitivo, anche se bisogna ammettere che il tripudio di icone, e segnalini da muovere in determinate fasi (ce ne sono 6) rende il primo turno della prima partita un po’ ostico, e sicuramente avere al tavolo persone che non lo hanno giocato può rallentare e disorientare, ma già dal secondo giro (per non parlare della seconda partita) le cose appaiono molto chiare e dunque divertenti.

Il gioco simula bene l’idea di ottenere forza e influenza sulla città accaparrandosi alleati di peso tra il clero, i nobili, i mercanti, finanziando tanto le spedizioni quanto la devozione popolare visitando le chiese, ciascuna col suo vantaggio da usare durante la partita o per aumentare i punti in chiusura. Il tabellone tuttavia è quasi un astratto e solo le illustrazioni delle carte fanno rivivere pienamente il senso del secolo d’oro iberico.
Il gioco inoltre scala bene sia in due che in quattro giocatori, dove ovviamente dà il suo meglio. Non so dire come sia giocato in tre, ma suppongo che funzioni a dovere. E’ un gioco davvero per tutte le età, ma non per giocatori casual, la quantità di variabili da ricordare lo rende un gioco per hard player. Il giudizio però non può che essere positivo e devo dire che questo titolo entra di diritto nella mia top ten.
Ringrazio Ghenos Games che mi ha fornito una copia del gioco per poterlo provare.